Un bonus tira l’altro. Tutto nella norma?

Quando la notizia si è diffusa, alcuni hanno storto la bocca: “Ma come? – si sono chiesti -. Con tutti i problemi che ci sono, dopo il bonus monopattini il Governo ha partorito anche il bonus per lo psicologo?”. Di primo acchito, la meraviglia è legittima in un Paese che – dopo essere stato a lungo la repubblica dei condoni – da qualche tempo sembra diventato il bengodi dei contributi a pioggia: mance, mancette, sconti, incentivi, detrazioni… Sulla carta fondi preziosi, messi in circolo per rilanciare i consumi e l’economia; in realtà, troppo spesso, solo un bancomat a disposizione di furbi e furbetti, se è vero come è vero che perfino il Ministro dell’Economia (il numero uno dei conti pubblici, non un rompiscatole dell’opposizione) è arrivato a definire il bonus edilizia “una tra le più grandi truffe che questa Repubblica abbia mai visto”.

E che dire del reddito di cittadinanza? Ideato per offrire sostegno e un’opportunità di riscatto alle persone in difficoltà, alla prova dei fatti si è rivelato troppo spesso un incentivo al disimpegno. O è finito nelle mani sbagliate. Epilogo quasi inevitabile considerando il punto di partenza scorretto: uno Stato deve garantire servizi (possibilmente gratuiti), non elargire contributi a fondo perduto. Nonostante ciò, a ben pensarci il bonus psicologo non è affatto una cattiva idea, anzi è una bella novità. Anche se spesso, in Italia, le migliori intenzioni naufragano ancor prima di uscire dal porto, se c’è la possibilità di “fare del bene”, vale sempre la pena di provarci. E lo stanziamento di 20 milioni di euro deciso dal Governo per offrire assistenza psicologica agli italiani stressati da due anni dì pandemia e da un’infinità di altri problemi è un grande gesto di civiltà, un bel segnale di vicinanza a noi comuni mortali.

Per fronteggiare il caro bollette servono aiuti concreti alle imprese e alle famiglie, è verissimo. Ma non meno importante è tenere alto il morale della truppa, aiutare le persone normali, quelle che una volta si chiamavano “popolo” e ora invece va di moda chiamare “cittadini”. In questo preciso momento – chi più, chi meno – abbiamo tutti bisogno di aiuto per non farci prendere dall’ansia o finire in depressione. Ancor più dei farmaci, di due gocce di Xanax, abbiamo bisogno di ritrovare fiducia nel futuro, di evadere, di viaggiare, di tornare a teatro, al cinema o a fare sport, di abbracciarci, di cenare in compagnia, senza limiti, distanziamenti o mascherine. Ma se tutto questo non basta, o non si realizza, non resta che il supporto psicologico: mezz’ora alla settimana sul lettino dell’analista, per sfogarci, esorcizzare le nostre paure e buttar fuori i cattivi pensieri. Non solo perché siamo tutti mediamente stressati, travolti dagli impegni, dalle preoccupazioni e dalla frenesia, ma perché da quel maledetto giorno del 2020 – quando il Covid ha fatto irruzione nelle nostre vite, stravolgendole – stiamo combattendo una guerra alla quale non eravamo preparati e dalla quale non siamo ancora definitivamente usciti.

“La pandemia non ha portato solo morte e ingenti danni materiali, ma ha incrinato la salute mentale di milioni di persone”, hanno spiegato in Commissione Bilancio i deputati che hanno promosso il bonus psicologo, denunciando il boom di suicidi, episodi di autolesionismo e perdita di controllo che si registra tra i giovani, ma non solo. “Di fronte a questa impressionante ondata di disagio era necessario andare incontro alle esigenze di quella che un tempo era una nicchia e ora rischia invece di diventare una maggioranza silenziosa”, hanno spiegato i parlamentari che hanno deciso di finanziare le sedute sul lettino del terapista, mettendo a disposizione una cifra poco più che simbolica (lo 0,067% di una manovra di bilancio che vale complessivamente oltre 30 miliardi) ma senza precedenti nella storia del Paese.

Altro che “diventeremo migliori”: il coronavirus ci ha depressi, spenti, incattiviti. E i più fragili sono “sbroccati”, fino a diventare pericolosi per se stessi e per gli altri, come la cronaca racconta con sempre maggior frequenza, dalle Alpi a Lampedusa, ma anche qui da noi, nella nostra provincia. Di fronte all’onda crescente dell’aggressività – al moltiplicarsi degli episodi di intolleranza, degli scatti d’ira o dei raptus improvvisi e sproporzionati – ben venga il bonus psicologo. Sperando che non sia troppo tardi. O troppo poco.

MARCO BENCIVENGA

Direttore “La Provincia di Cremona”

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