Senza incomodare “il piccolo principe”, prodotto letterario che sfida il tempo e le mode nonostante sia usato abusato pubblicizzato venduto rivenduto e spesso mistificato (un libro-libricino-volume che qualcosa di molto importante ha da dire anche se resta difficile trovare qualcuno che gli dia retta), l’essenziale indicato come invisibile agli occhi e visibile solo al cuore, adesso, a parer mio, avrebbe bisogno di una rilettura o rivisitazione capace di confermarlo quel che è stato (croce e delizia per studenti sognatori), che è (trastullo per adolescenti cresciuti in fretta) e che sarà (memoria di ciò che i sogni hanno raccontato e dipinto). Infatti, basta guardarsi intorno per accorgersi che l’essenziale non è l’invisibile ma il vivibile, l’essere qui e adesso… Dunque un presente fatto di guai che si rincorrono, di guerre che sputano sangue e miserie, di dittatori perversi e impuniti, di potenti che si credono onnipotenti, di stupidi che vendono intelligenza al mercato delle pulci, di ricchi e riccastri che si credono padroni del mondo, di uomini e donne che un giorno sono devoti e un altro infedeli, di miserabili politicanti che ai guai, alle guerre, ai dittatori, ai potenti agli stupidi, ai devoti o infedeli e ai ricchi riccastri permettono di tutto e di più… Che per loro importante è galleggiare, e chi non galleggia in compagnia è un ladro o una spia. E poi? E poi, chi se ne frega se il mondo va a rotoli… Un istrione di strada, uno che vende lucciole per lanterne, ieri o l’altro ieri ha messo in circolo quella che secondo lui è la vera verità: l’essenziale è e rimarrà nei secoli invisibile. Avrei voluto fargli notare che la sua era solo una ripetizione… Però, mi son detto, chi sono io per distogliere un sognatore di quel peso dalle sue illusioni e dal suo irreale?
Ho allora patteggiato con Antoine de Saint-Exupéry la possibilità di usare parole e teorie tutte sue per dare valore alla Verità, virtù essenziale, da sempre imparentata con la Libertà, che vive e prospera nell’essenziale. Però, come sostiene l’esperto, come è possibile legare l’una all’altra se “il problema che assilla la coscienza occidentale moderna e soprattutto post-moderna è quello del rapporto tra Libertà e Verità e non della loro essenziale unione?”. Ma, è possibile tenere insieme Verità e Libertà? Il campo della ricerca è talmente vasto da consentire a ogni ipotesi di avere spazio, ascolto e ragione. In questo viaggio alla ricerca di lumi se non proprio di risposte, ho trovato più di quel che cercavo. Ragion per cui ora posso intendere “Verità come esercizio di libertà, come atto e non come stato di cose; Verità come fare, come creare, anzi, come ridestare, e non come contemplare o corrispondere”. Ho anche scoperto che “venendo al mondo l’uomo attesta che lo spirito è irriducibile alla natura” e che “questa irriducibilità è la Libertà”, che a sua volta diviene “espressione di ciò che noi siamo veramente”. Dunque, se ho ben capito “la Libertà è la Verità dell’essere: e non solo dell’essere al mondo, ma dell’essere in quanto tale”. Come direbbe il “piccolo principe” se gli fosse offerta la possibilità di tornare dal deserto in cui s’è ritrovato, “il mondo sarà pure la prigione dell’uomo, ma se l’uomo è prigioniero del mondo, suo primo dovere sarà fuggirsene via, tornare libero, riconquistare il cielo, sia il cielo dove ci si libra in volo sia il cielo figurato dell’anima”.
E’ bello sapere che “la Verità dell’essere è la Libertà”. Infatti, tolta la Libertà, niente di ciò che è ha più alcun senso, tutto si fa opaco, si spegne, muore e il mondo diventa il regno dell’assurdo. Con la Libertà, invece, non c’è cosa che non appaia degna di essere accettata e addirittura amata. Al punto che anche la condizione più miserabile, se liberamente scelta, acquista valore inestimabile”. Che sia il paradosso della Libertà e magari anche quello dell’amore, lo penso sebbene non riesca a comprenderlo. Libertà e amore sono beni talmente alti e nobili che sfidano ogni avversità e superano ogni umana perversione.
E poi? E poi ognuno faccia la sua parte e tragga le dovute conseguenze. Da parte mia non vedo Libertà e Verità quando la cronaca dei giorni è ridotta a brandelli e asservita alle logiche dominanti, quando aggressori e aggrediti sono messi alla pari, quando una bomba è più bomba se usata qui piuttosto che là e se chi la usa è destro o mancino, sordo o udente, muto o parlante, cieco o vedente… Neppure vedo Libertà e Verità dove alle nuove generazioni è negato il diritto di sperare e di sapere, di avere cognizione di quel che sono e che sono destinati a diventare, dove l’educazione non è la somma delle virtù ma delle convenienze di cui si nutre il potente di turno… Ma chi spiega a costoro che “l’educazione non consiste nel riempire la testa di idee, ma nell’accompagnare e incoraggiare gli studenti nel cammino di crescita umana e spirituale…?”. Che educare è “aiutare a pensare bene, a sentire bene e a fare Bene?”. Però, come dice papa Francesco, “tutto in armonia” che significa “fare quello che si sente e si pensa; sentire quello che si pensa e si fa; pensare quello che si sente e si fa”. Fin quando non prevarranno questa coscienza e questa responsabilità, nessuno o troppo pochi oseranno andare a spiegare ai facitori della guerra e del disordine che educare è aiutare a pensare liberamente e secondo verità”. Invece, di tutti dovrebbe essere la responsabilità di impedire che il nulla riempia le menti, che l’odio regni sovrano, che il potere sia dittatura e non servizio, che Verità e Libertà siano oggetti da mercato piuttosto che beni indissolubili di tutti e per tutti, principio da cui partire per rendere migliori i giorni…
Se si potesse riscrivere “Il piccolo principe”, vorrei che fosse messo in chiaro, innanzitutto, che l’essenziale non è e non sarà essenza dell’invisibile ma essenza di Verità e Libertà.
LUCIANO COSTA