Datemi una matita, voglio disegnare il Natale

Domenica prossima Natale sarà già un ricordo. Allora, è questa la domenica da utilizzare se l’intenzione è di augurare il bene, il bello, il buono alla gente che avremo la fortuna di incontrare. Però, già l’altro ieri, gli arrabbiati del venerdì andavano dicendo in giro che non vale la pena perdere un pensiero per un Natale che non c’è e che se c’è è fatto di lustrini e merletti, di tante chiacchiere e di assai scarsa attenzione per la gente comune. Poi, da quelle parti, passò Nino, un pittore di strada, matto la sua parte, che al gruppo andò a chiedere in regalo una matita adatta a disegnare Natale. Una matita, non un pennello. Perché? “Semplice – spiegò l’estroso imbrattatore di tele -: un pennello copre ombre e rughe; una matita definisce i volti, illumina le sfumature, mette anima dove c’è solo materia, concede margini all’immaginazione, passa e ripassa e se vuoi scrive appunti, mette punti di domanda…”.

Proprio come succede a Natale, che quando tutti credono di averlo pitturato con pennelli sempre più grandi e quindi compreso nella sua esteriore essenza, lui rimescola le carte e pone interrogativi spesso amari e severi, dice che è pace in terra ma anche che gli umani, essendo stupidi guerrafondai non sanno che farsene della pace, conferma che le disparità, accentua il divario tra chi ha troppo e chi ha troppo poco, spinge ad accendere mille e mille luci ma ancora non sufficienti per dare luce e sostanza alla speranza che vi sia, dentro e fuori, prima e dopo il Natale, un futuro migliore. “Quindi – disse il pittore matto -, per disegnare il Natale occorre una matita”.

Ieri ho cercato tutte le matite lasciate in disuso tra borse e cassetti e ho provveduto ad accomodarle per essere pronte a disegnare il Natale. Ma sono ancora dove le avevo sistemate. Infatti, il pittore che le richiedeva come elemento determinante per esprimere la sua arte, era scomparso. Allora ho provato a usarle io stesso, ma le idee che pure avevo racchiuso nella punta di ogni singola matita, non uscivano, non parlavano, non disegnavano nuvole e nemmeno volti, case, grotte, cieli e stelle…

Eppure era proprio la matita che avrei volentieri prestato al pittore. Una matita bella, slanciata, libera, romantica, arrabbiata, dolce, irriverente, ossequiosa, spavalda, appuntita, provocante, sottomessa, manomessa, ferma, scorrevole, muta, urlante, fantastica, cosciente, incosciente, pensosa, irriverente, mobile, immobile, piacevole, trasgressiva, detestabile, amabile, religiosa, laica, lontana, agnostica, definita, indefinita, blasfema, ideologica, logica, illogica, offensiva, provocatrice, provocatoria, irrispettosa, detestata, amata, corretta, scorretta, blasfema, orante, relativa, spirituale, umana, immonda, pura, vergine, schiava, puttana, ruffiana, gesuitica, papista, maomettistica, profetessa, fanatica, razionale, irrazionale, razzista, antirazzista, superstiziosa, ignara, integralista, possibilista, tenera, dura, ignorante, orante, intelligente, islamica, cristiana, luterana, protestante, buddista, maronita, ebrea, palestinese, araba, latina, greca, ortodossa, bianca, negra, meticcia, gialla, albina, stupida, salace, colta, imbecille, arrivista, servizievole, benefica, ubriaca, sobria, intonsa, drogata, dopata, pulita, pervicace, promotrice, provocante, dogmatica, teologica, prezzolata, gratuita, benevola, avvincente, desolante…

Era sempre quella matita, che secondo me avrebbe permesso al pittore voli pindarici ed estasi mai raggiunte. Era una matita nera, bianca, grigia, rossa, blu, verde, gialla, viola, azzurra, carnosa, cannibale, vegana, vegetariana, combattente, pacifista, innocua, inadatta, adatta, scorrevole, arcigna, vagabonda, pensante, possente, innocente, irrilevante, cittadina, paesana, mondialista, terzomondista, globale, satellitare, stellare, crepuscolare, radiosa, tramontata, giornalista, cronista, scrittrice, affabulatrice, silente, mormorante, urlante, affettuosa, scontrosa, presente, assente, civile, incivile, pudica, impudica, spudorata, neutrale, venduta, comprata, dignitosa, indignata, fanatica, varia, avariata, permissiva, equivoca, normale, subnormale, gay, etero, viva, moribonda, allegra, pensosa, pungente, intrigante, lasciva, virtuosa, cronica, sincronica, anonima, anodina, anarchica, violenta, arrendevole, pacifista, godibile, sensuale, arbitraria, fideistica, scandalosa, bivalente, bifronte, biforcuta, acuta, critica, avanguardista, indietreggiante, dissacrante, cattiva, feroce, umanistica, umorale, morale, immorale, filosofa, sarcastica, ironica, spiritosa, lagnosa, arruffata, sciolta, contenta, scontenta, monda, immonda, censurabile, irrinunciabile, complicata, coraggiosa, vile, indifesa…

Il pittore matto, lasciato il pennello e imbracciata la matita, avrebbe disegnato cieli e terre nuovi. Invece se ne era andato altrove, forse alla sua non residenza (viveva dove capitava, in una casa senza porte e finestre, più o meno una non casa, senza neppure un gatto che gli tenesse compagnia) o forse all’osteria più vicina, dove bastava un soldo per non essere escluso. Guardavo le matite allineate, strumenti inutili e miserevoli… Poi passarono un ragazzino tutto infagottato nel suo piumino nuovo di zecca e una ragazzina canterina, capelli lisci e lunghi, ciarliera come solo una comare poteva esserlo. Sembravano distratti e diretti chissà dove, invece si fermarono davanti alle mie matite allineate e mi chiesero di poterle usare per disegnare il Natale. Non erano emuli del pittore matto, ma ragazzi svegli e sorridenti, pronti a lasciare la via dello shopping per mettersi nel vicolo dei poeti e degli artisti per disegnare una festa, la Festa per eccellenza, il Natale. Ero felice. “Non solo potete usare le mie matite – dissi -, ma potete portarle ovunque vogliate andare a disegnare il Natale”.

Allora, senza preavviso, una stella si affacciò nel cielo e chiese udienza. Mi sentiti come il pastore che andava per il creato cercando un lume che assomigliasse a una stella… Trilussa, magnifico cantore di emozioni e di scomode verità, mi aveva appena avvisato di un fatto che stava accadendo… “La Pecorella vidde ch’er Pastore / guardava er celo pe’ trovà una stella. / Quale cerchi? je chiese, forse quella / che porterà la Pace, / che porterà l’Amore? / La stella c’è, ma ancora nun se vede…, je rispose er Pastore / Brillerà / appena sarà accesa da la Fede, / da la Giustizzia e da la Carità”. Era finalmente Natale, un Natale vero.

Auguri, amici. Buon Natale.

 

LUCIANO COSTA

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