La via è ostruita da bugiardi, meglio girare al largo… Però da quel caravanserraglio chiamato “Eurovision Song Contest 2024 (il festival dei festival delle canzoni, per dirla in parole povere) i paladini di una verità tutto loro (quindi bugiarda non di poco se è vero che essa, la verità, non è mai di parte, ma sopra le parti)chiedono di escludere Israele dalla competizione, ufficialmente perché la canzone presentata – “Pioggia d’ottobre”, interpretata da Eden Golan – richiamerebbe alla mente, non esplicitamente ma in forma poetica, le vittime del misfatto perpetrato da quelle parti il 7 ottobre (quello che ha dato il via a giorni d’ira e angoscia ancora senza fine) con l’aggiunta maliziosa del fatto che a ottobre, in quella terra, non piove mai (per cui: perché cantare “pioggia d’ottobre” se in quel mese lì, proprio lì, l’acqua dal cielo non scende neanche se la pagano?). Aldo Grasso dice che “anche la difesa di una canzone è un passaggio necessario per la difesa della libertà” e, aggiungo io, per l’affermazione della verità, che anche in questo caso è alternativa alla bugia dichiarata e sventagliata.Insomma, non ci sto all’equazione che da una parte vuole non si confondano i russi con Putin e i palestinesi con Hamas, mentre dall’altra identificano gli israeliani ovvero ebrei con chi se ne infischia di qualunque altro non appartenga al suo modello di popolo oppresso e perciò autorizzato a difendersi, costi quel che costi. E neppure ci sto a rimirare e ascoltare urlatori di che pretendono di imporre non la verità ma solo e sempre una loro personalissima verità. Non faccio il tjfo per questo o quello, vorrei che in piazza andassimo tutti insieme per dire basta basta basta guerre e bugie…
Sulla base della loro supposta certezza, quindicimila umani(maschi femmine e anche nonsisachi), che si definiscono artisti e curatori (un numero esorbitante, addirittura inverosimile, tale da superare ogni calcolo e qualsivoglia verifica estesa non dico all’Europa o al mondo conosciuto, ma all’intero orbe terracqueo), stanno chiedendo a popoli, nazioni e loro governanti di escludere uno Stato, che in questo caso si chiama Israele, dalla prossima biennale di Venezia, “perché l’arte – dicono e sostengono senza accorgersi del ridicolo di cui sono portatori e delle bugie che sottendono ogni loro gesto e parola – essendo purezza e bellezza (sic, doppio sic!) non amoreggia con la guerra”. L’impressione, tutta mia, è che costoro siano quindicimila bugiardi in libera uscita, di sicuro parenti stretti di quei professori-docenti-parlanti-replicanti e serventi di un sapere che considerano “cosa loro” piuttosto che “bene universale”, gli uni e gli altri sostenitori di un’idea-diktat (forse quella che dice: fuori chi non veste la divisa ritenuta consona alla bisogna) che pretendendo di mettere qualcuno ritenuto reprobo-cattivo-guerrafondaio o altro ancorafuori dalla porta, con perfetta nonchalance ne ammette assai di più, certo ben acconciati ma non meno reprobi e disdicevoli cattivi e guerrafondai, dentro casa. Senza insistere sulla natura dell’arte di cui si vantano i quindicimila e tutti gli altri loro parenti stretti, converrà ricordare quei due aforismi che Leo Longanesi, con sapiente e raffinato umorismo, scrisse e consegnò alla platea: uno per dire che “l’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati; l’altro per confermare che “l’arte è un incidente da cui non si esce mai illesi”.
Se poi la questione qui accennata e relativa a bugiardi–dicitori di bugie–informatori non veritieri– venditori di fumo–falsi in libera uscita–schiavi di un pensiero unico dominante (il loro e solo il solo) la mettiamo in politica, allora la casistica è illimitata, buona per essere, per dirla come l’ha recentemente detta Francesco Merlo, notista politico eccellente, “con o contro questo o quello, per essere quasi amici e quasi nemici, solidamente instabili, fedelissimi traditori, capaci di procedere per azzardi, avendo una linea guida a zigzag, cioè una diritta via ma nella selva oscura”. Il tutto, ovviamente, buono per ribadire, insieme a Prezzolini, che la coerenza (virtù spesso invocata e spessissimo sbertucciata pubblicamente) era e resta “la virtù degli imbecilli”, magari non sempre, ma assai spesso questo sì. Però ieri, un noto arrabbiato, arrabbiandosi non poco, ha voluto spiegarmi che la coerenza non esiste in politica, è dubbia nella religione, è vilipesa nei circoli più rinomati (dove secondo lui si va, si viene, si dice, si parla e si sparla senza troppo badare alla forma e al all’onda d’urto prodotta), è dispregiata nei media (c’è una pagina per gridare e subito dopo un’altra per tacere o mettere a tacere chi non è in sintonia, dice l’arrabbiato) ed è disprezzata nei partiti e loro affini (gruppi, raggruppamenti, cattedre culturali, disamorati, cacciatori di poltrone… antri oscuri in cui, sempre secondo l’arrabbiato, si tessono trame adatte per estorcere ai creduloni che le visitano voti e consensi), ancor di più nei luoghi cari ai politicanti che nulla sanno di bene pubblico e molto invece di bene privato.
Il politicante che nulla sa di bene pubblico e tanto di bene privato, oggi dice, dopo un minuto disdice, dopo tre annuisce, dopo sei starnutisce e così spande intorno a sé i repellenti microbi che ha accumulato. Costui (o costei) è un chicchessia-qualunque-qualunquemente bugiardo. Dategli (datele) un nome: non vi deluderà Ostenta sicurezza fede fiducia baldanza confidenza decisone serenità tranquillità…, ma basta poco per accorgersi che in realtà è pieno (piena) solo di sfiducia diffidenza dubbio esitazione indecisione irresolutezza perplessità timore titubanza… Ragion per cui, costui (costei) cerca ostinatamente un’uscita di sicurezza, forse un congegno di sicurezza, o un vetro di sicurezzaoppure misure di sicurezza una pubblica sicurezza magari un agente di pubblica sicurezza e perché no un ombrello di sicurezza… Insomma, qualcosa o qualcuno a cui aggrapparsi per non mostrare per intero la pochezza che possiede e che, tutt’al più, è buona per ciarlare con cialtroni della sua risma, ma giammai, mai e poi mai, per dare sicurezza a persone la cui sicurezza è di sicuro insicura, essendo evidente la sua condizione di inferioritàrispetto ai tanti tizi e tizie che sfilano su red carpet appositamente srotolati e su passerelle luccicanti ma anche traballanti. Non è colpa di nessuno o di tutti.
“E’ la democrazia, bellezza!” gridavano qualche anno fa i tenaci sostenitori del tutto permesso. E democrazia, come tutti dovrebbero sapere, non è una variante impazzita del dialogo o della politica, ma la forma necessaria e corretta per dar vita e senso a qualsivoglia discussione; e in democrazia – altra cosa che tutti dovrebbero sapere – c’è un tempo per parlare ed un altro per ascoltare; c’è modo e tempo per porre questioni, sostenere ragioni, rivendicare attenzioni, tentare di convincere gli altri, chiunque essi siano, della bontà delle proprie argomentazioni; c’è il tempo della discussione, quello della sintesi e, se possibile, quello della verifica. Invece, succede spesso che prevalga il tempo dello scontro. Stando così le cose, è difficile anche soltanto immaginare che si possa giungere ad alcunché di positivo, per esempio cancellare la bugia e i bugiardi per far posto alla verità e ai sinceri.Se volete conferme, osservate la folla di politicanti che sfila per piazze vie canali e consideratela al pari dell’imbecillità che sempre fa parte del paesaggio: c’è e si vede.
LUCIANO COSTA
P. S. – Se interessa ecco il testo della “canzone d’ottobre”, quella in odore di scomunica: leggete e giudicate. Dice:
Chi scrive la storia è con me. Guardami negli occhi e vedrai che le persone scompaiono ma non dicono addio. / Qualcuno ha rubato la luna stasera, ha portato via la mia luce. / E’ tutto in bianco e nero. / Chi è l’idiota che ti ha detto che i ragazzi non piangono? / Ore e ore e fiori… La vita non è un gioco per vigliacchi. Perché viviamo tempi così folli? Ogni giorno perdo la testa aggrappato a questo misterioso cammino, ballando come un pazzo. Non abbiamo nulla da nascondere, portami a casa. / Lasciati il mondo alle spalle e ti prometto che non accadrà mai più. / Sono ancora bagnato dalla pioggia di ottobre… / Pioggia di ottobre, vivi nella fantasia, in estasi. E’ destino: noi moriremo, ma l’amore no… Ore e ore e fiori… La vita non è un gioco per vigliacchi. Perché viviamo tempi così folli? / Pioggia di ottobre: non c’è più aria per respirare, non c’è spazio, non sono lì giorno dopo giorno… Sono tutti bravi ragazzi, ciascuno di loro…