Il Domenicale

Domenica 5 Maggio 2024

E dopo il fatidico “ei fu…” godetevi la “Nona” e il suo “Inno alla gioia”

5 maggio 2024, domenica in cui le guerre dominano, la pace langue, la politica sonnecchia, i politicanti litigano, i candidati (agli scranni dell’Europa Unita e a quelli di grandi e piccoli comuni) sperano, il popolo assiste e in parti diversamente uguali si preoccupa, se ne frega, assiste impavido, partecipa convinto e convintamente manda lor signori a ramengo e tiene per sé solo il bello e l’utile. 5 maggio: giorno fausto o giorno infausto? giorno così o cosà? giorno qualunque o fuor dell’ordinario? Giorno, punto e basta. Però, otto su dieci, interrogati ieri, alla data hanno subito aggiunto l’incipit – “ei fu siccom immobile…” – con cui Manzoni, quando il calendario segnava il 5 maggio 1821, innalzò la sua ode funebre in ricordo di Napoleone, che proprio in quel giorno si stava avviando altrove, forse in paradiso o forse solo un gradino appena sotto. Tra i dieci astutamente interrogati solo due non hanno citato l’ode manzoniana preferendo, uno cercare appigli a cui aggrapparsi per restarne fuori e un altro, solitario, sentenziando che di un giorno e null’altro si trattava. Allora, rebus sic stantibus, la domanda l’ho rivolta a me stesso. Ed ho risposto che essendo nato in cotal giorno, esso per poco e briciole mi appartiene. Dunque, questa domenica 5 maggio contiene, tra mille piaceri e duemila dispiaceri anche il mio compleanno. Ma non importa quanti siano gli anni (sono tanti, ognuno pesa più del dovuto, tutti insieme contengono l’umano di un umano qualsiasi – io, per servirvi: lieto, triste, utile o inutile scrivano (dipende dai punti di vista) – a cui la sorte ha concesso il bene di scrivere-raccontare-commentare-affabulare-tediare-annoiare-irritare-scocciare-stufare-saziare-divertire-dilettare-rallegrare-ricreare-illuminare-rischiarare-rabbuiare-interessare-intrigare-appassionare-disinteressare-trascurare-incuriosire-incupire-pubblicare-ripubblicare-mestare-miscelare-amalgamare-menare…(ma solo il can per l’aia)-esaltare e deprimere…(almeno in parti uguali, avendo cura di evitar offese gratuite, non motivate o solo impertinenti). Avendo qui allineato scibile e suo contrario (ignoranza, insipienza, incultura, rozzezza…) del dire e dello scrivere, se v’aggrada perdonate. In caso contrario, assai probabile, lasciate la lettura e, visto che è maggio, dedicate attenzioni alle rose.

Nel qual caso, innalzerò ai miei anni compiuti la “preghiera del buonumore”, quella con cui Tommaso Moro, santo non per caso, apriva e concludeva i suoi giorni, che sapientemente chiede al Cielo e al Dio che lo presiede “…una buona digestione ed anche qualcosa da digerire… la salute del corpo, col buonumore necessario per mantenerla… un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti… il senso dell’umorismo… la grazia di comprendere uno scherzo affinché conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri… e non permettere che io mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama “io”. Così sia!”.

Poi, siccome è il maggio che raggruma in sé un sacco e mezzo di eventi degni d’esser ricordati – tutti meno uno, quel che mi riguarda -, converrà dedicare attimi sufficienti e adatti per ricordarne almeno alcuni… Ricordare, per esempio che il 5 maggio 1821 Manzoni scriveva quel “Ei fu…” che salutava per sempre Napoleone; che il 7 maggio 1824 Ludwig van Beethoven consegnava ai viennesi e al mondo la “Nona”, dirigendola esso stesso seppur ormai sordo completamente, ultima sinfonia, sublime, maestoso insieme di note pensate e annotate per diventare storia, gigantesca partitura per durata e numero di musicisti coinvolti, per le voci di un coro possente e quattro voci soliste, insieme per intonare i versi di quel “Inno alla gioia” scritto nel 1785 da Friedrich Schiller per inondare di pensieri pensati regnanti e sudditi e poi restare lì per turbare e semmai ridestare coscienze assopite, perché in quel canto si raggruppavano e ancora si raggruppano la dimensione universale della musica e del canto e, soprattutto, gli aneliti di pace, gioia e solidarietà necessari per dare all’umanità intera visioni e possesso di Infinito; che il 9 maggio 1985, a conclusione del vertice europeo celebrato a Milano, il nobile “Inno alla gioia” veniva promosso cantico dell’Europa Unita; che inizialmente l’8 maggio e poi in date diverse ma sempre maggioline, ufficiosamente dagli anni trenta ufficiosamente e ufficialmente dal 1955, si celebra la Festa della Mamma… E poi tutti gli altri, a piacimento.

Ricordato quel che a piacimento ho messo in circolo, dedico ora ai lettori rimasti o semplicemente sopravvissuti all’immane sperpero di parole, l’Inno alla gioia, sperando li sollevi dalle paure e dalle nefande cronache di guerra e odio che (ahimè… ahinoi) circolano vestite di mezze o presunte verità, comunque infauste e cariche di funesti oresagi, sui giornali e nell’etere. Leggete, se volete… E poi tenete solo ciò che può regalare un giorno e giorni degni d’essere vissuti. Eccolo, continua a chiamarsi “Inno alla gioia”, dice:

Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.
L’uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, – chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c’è riuscito, lasci
piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva ,
un amico, provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!

Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio (vada) al mondo intero
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!

E siccome la prima volta quell’Inno mi capitò di udirlo cantato in tedesco (compresi le sue parole grazie alla traduzione offertami da ospiti e amici dotti e premurosi) lo aggiungo qui in lingua originale…

Freude, schöner Götterfunken,
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken ,
Himmlische, dein Heiligtum.
Deine Zauber binden wieder,
Was die Mode streng geteilt
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
Wem der grosse Wurf gelungen,
Eines Freundes Freund zu sein,
Wer ein holdes Weib errungen,
Mische seinen Jubel ein!
Ja, – wer auch nur eine Seele
Sein nennt auf dem Erdenrund!
Und wer’s nie gekonnt, der stehle
Weinend sich aus diesem Bund!
Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur;
Alle Guten, alle Bösen
Golgen ihrer Rosenspur!
Küsse gab sie uns und Reben
Einen Freund, geprüft im Tod!
Wollust ward dem Wurm gegeben,
Und der Cherub steht vor Gott!wie Froh, seine Sonnen fliegen
Durch des Himmels prächt’gen Plan,
Laufet, brüder, eure Bahn,
Freudig, wie ein Held zum Siegen.
Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuss der ganzen Welt!
Brüder, über’m Sternezelt
Muss ein lieber Vater wohnen
Ihr stürzt nieder, Millionen?
Ahnest du den Schöpfer, Welt?
Such’ ihn über’m Sternenzelt!
Über Sternen muss er wohnen!

Così è! Perché è domenica e perché essa cade proprio il 5 maggio…

LUCIANO COSTA

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