Festa della Repubblica, festa di chi crede nella libertà e nella democrazia, festa che chiede rispetto, festa di tutti, festa che nessuno può osare di considerare sua, per se stesso, a sua comodità… Sì, davvero una bella festa. E il fatto che compia settantotto anni – è nata il 2 giugno 1946 sconfiggendo in un epico referendum la monarchia – la rende nobile e nobilmente disposta a prendere per mano l’Italia per condurla fuori dal pantano in cui politicanti da strapazzo con poca arte e troppa parte l’hanno trascinata. Quando chiesi ai vecchi che quel 2 giugno 1946 l’avevano vissuto di raccontarmi emozioni speranze gioie e attese che li avevano accompagnati e forse anche turbati, fu univoca la risposta: “Viva l’Italia, viva la Repubblica, viva gli italiani…”. Ieri notte – notte di vigilia – la stessa domanda l’ho rivolta a me stesso e a me stesso ho risposto: “Viva l’Italia repubblicana libera democratica paziente resistente aperta accogliente… Cara Italia, meno male che ci sei!”. All’alba, però, dopo aver letto e sentito gli spropositi urlati da certi politicanti a cui qualcuno perdona tutto, anche le più miserevoli uscite, perché “stanno facendo campagna elettorale” e dunque sbracano disdicono offendono minacciano confondono mentono piangono ridono… ho invocato il ritorno di certi “signori della politica” (De Gasperi, La Pira, Moro, Berlinguer, per esempio) ai quali bastavano mitezza chiarezza verità e compostezza per fare la differenza e rendere onore alla Repubblica. Prima di loro e con loro di sicuro altri hanno onorato la Repubblica onorando la Politica, benché attorno vi fossero tanti altri che le disonoravano entrambe. Invece oggi la politica (notare l’uso dell’iniziale, maiuscola o minuscola a seconda dei riferimenti) in tanti la fanno gridando, “tirando fuori la camicia dai pantaloni, alzando la voce, usando e profferendo volgarità”. Che fare? “Non ti curar di loro, ma guarda e passa” consiglia il saggio… E poi medita, pensa, rifletti e solo dopo aver meditato, pensato e riflettuto… scegli.
E’ la Festa della Repubblica. Ieri sera il Presidente Sergio Mattarella ha ricordato agli italiani che il 2 giugno del 1946 l’Italia sceglieva la Repubblica. E basterebbe questo per dare senso e completezza alla Festa. Ma il nostro Presidente ha aggiunto altri pensieri, tutti da leggere e far propri, perché solo facendo tesoro di quel che conta davvero – e la Repubblica conta davvero – è possibile rendere migliore il presente. Ha detto Il Presidente:
“Quel voto – all’avvio della vita democratica – rappresentò per gli italiani una chiamata alla responsabilità. In quegli anni di speranze diffuse, le aspirazioni al benessere e al miglioramento della condizione personale, procedevano insieme alle conquiste democratiche e sociali. Oggi la La congiuntura internazionale propone nuovamente tempi straordinari. Come allora avvertiamo – oggi a livello mondiale – l’esigenza di impegnarsi per la pace, di perseguire insieme ovunque libertà e sviluppo, democrazia e diffusione del benessere, maturazione civile, crescita economica e dei diritti: questa ci appare, nella comunità internazionale, la grande sfida, l’orizzonte che abbiamo di fronte. Rifiutando con determinazione baratti insidiosi: sicurezza a detrimento dei diritti, assenza di conflitti aggressivi in cambio di sottomissione, ordine attraverso paura e repressione, prosperità economica in cambio di sudditanza… Purtroppo guardiamo con amarezza e con preoccupazione al moltiplicarsi delle situazioni di conflitto e di violenza nel nostro vicinato, dall’Ucraina, al Medio Oriente, fino al Sahel.
In Medio Oriente, dove, a seguito della brutale ed efferata aggressione terroristica ad opera di Hamas, con l’assassinio di tante persone innocenti, la spirale di reazioni di spaventosa violenza che ne è scaturita, crea immani sofferenze e un numero sconvolgente di vittime tra la popolazione civile palestinese, devastazioni nei territori coinvolti, disseminazione di odio per il prossimo futuro, insicurezza per tutti in quella fondamentale regione. Occorre avviare subito un processo che ponga termine ai massacri e conduca finalmente a una pace stabile, con il pieno e reciproco riconoscimento dei due Stati di Israele e di Palestina, necessariamente in tempi ravvicinati affinché sia realmente possibile. Nell’immediato, ribadiamo l’imperativo di dare piena attuazione a quanto richiesto dal Consiglio di Sicurezza per il cessate il fuoco, l’accesso umanitario incondizionato alla popolazione di Gaza e la liberazione immediata degli ostaggi sequestrati nel corso del disumano attacco del 7 ottobre.
Con l’invasione dell’Ucraina – un Paese indipendente e sovrano – la Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa e scavato nuovamente un solco tra i Paesi del continente che sognavamo in pace e collaborazione, liberi e democratici da Lisbona a Vladivostok. La Federazione russa ha demolito l’architettura di sicurezza che ha garantito pace e stabilità al continente europeo per lunghi decenni, sin dagli Accordi di Helsinki della metà degli anni settanta; e ha lanciato una nuova, angosciosa, corsa agli armamenti. Si tratta di un comportamento tanto più grave in quanto posto in essere da uno dei Paesi su cui ricadono maggiori responsabilità nella comunità internazionale, in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza.
Avvertiamo tutti che da tante parti nel mondo proviene un grido di sofferenza, di richiesta di serenità di vita, di progresso, di giustizia, di pace. L’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea, convinta partecipe del rapporto transatlantico, dell’amicizia e dell’alleanza in cui questo si esprime, continuerà a impegnarsi – anche nella qualità di Presidente di turno del Gruppo dei 7 – per la tutela – sempre, ovunque, per tutti – dei diritti fondamentali della persona, per la pace e il dialogo tra i popoli e gli Stati, per la giustizia e la solidarietà internazionale, per la lotta alla fame, alle malattie, al sottosviluppo, per la difesa dell’ambiente. È con pieno affidamento al valore di queste direttrici, sulla base dei principi della nostra Costituzione, che celebriamo il 2 di giugno, guardando al futuro con fiducia e speranza”.
Il solito domenicale lo racchiudo nelle parole del Presidente Sergio Mattarella e lo metto in pagina ripetendo anch’io: Viva la Repubblica!
LUCIANO COSTA