Il Domenicale

In attesa di poeti e di Santa Lucia…

I nuovi cartoni, flosci seppur animati da mani che contorcendoli li rendono mostruosamente appetibili agli occhi dei bimbi, sono calamite giganti che tutto attraggano e tutto trattengono: attraggono occhi e menti di bambini appena slattati o comunque ancora in tempo di coccole dolci e beate, di ragazzini alle prese con pane e nutella ma anche di ragazzoni cresciuti sebbene ancora in fascia sognante e disinvoltamente protesa a ottenere quel tanto di dolce residuo che accompagna storielle vecchie e consunte, costoro affascinati non dagli animati di turno ma dai cellulari in uso dai quali, a tutte l’ore e senza ritegno alcuno, s’irradiano immagini di cui solo loro conoscono principio, provenienza e conclusione; trattengono interesse fino al punto da rendere improponibile qualsiasi alternativa, compresa quella di avventurarsi chissà dove alla ricerca di spazi ed emozioni non figurate ma reali (una volta questa offerta si chiamava pallone, bicicletta, nuotata, passeggiata, corsa, arrampicata; oggi, con palloni, pallonari et similia tanto straripanti e leziosi da diventare ridicoli, neppure un’idea di shopping in qualche outlet (o) land of fashion fuori porta riesce a smuoverli). Salvo accorgersi, come mi è capitato all’improvviso, che c’è dell’altro. Per esempio quella app che immantinente ti collega a Be Real (un social network inventato da due francesi appena due anni fa ma diventato virale negli ultimi sei mesi) la cui caratteristica principale è quella di inviare agli utenti una notifica quotidiana ad un orario casuale, con cui sono invitati, “entro due minuti” pena esclusione dal gioco, a condividere una foto… Un giochino da niente? Dubito. Infatti, a fine agosto 2022 aveva registrato oltre 10 milioni di utenti attivi giornalmente… Tutto, mi hanno spiegato i ragazzi sorpresi a smanettare attorno alla app, per essere protagonisti, stare sul pezzo, mettersi in mostra, apparire e perciò essere e contare. Infatti, vuoi mettere il piacere di scattare una foto di te e di dove sei (usando le camere frontale e secondaria degli smartphone) in un lasso di tempo molto stretto, rimanendo te stesso, spettinato come sei, con il letto da rifare, in mezzo a una strada non necessariamente panoramica, in un luogo che non è per forza di cose così cool, cioè alla moda, appetito e desiderato dai più?

Non ho voglia di tuffarmi alla ricerca della filosofia che sovrintende ai divertimenti di ragazzini e ragazzoni. Però, osservo. E osservando mi rendo conto della supponenza con cui noi adulti abbiamo affrontato il nuovo emergente e spregiudicato. In tutt’altre faccende affaccendati non ci siamo accorti di essere improvvisamente fuori dal coro… Forse ancora buoni per la paghetta, ma non per fronteggiare l’ultima app messa in rete per convincere una generazione, ahimè ancora debole, a tuffarsi in un reale-irreale che sembra fatto apposta per mettersi in mostra senza troppo badare alla sostanza. Mi accorgo allora di avere soltanto voglia di specchiarmi in quel “dolce passato”, che in fretta ho lasciato indietro, disegnato su strisce e animato da personaggi-bambini capaci di filosofare da grandi e così trarre lezioni dal procedere quotidiano. I preferiti si chiamavano Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy… Personaggi senza tempo, quindi destinati a essere oltre noi che invecchiamo, perché la loro età si è fermata mentre la nostra è andata a passi svelti verso l’alto.

Ricordo… Linus, che esordisce come neonato, cresce imparando a parlare e camminare per poi fermarsi verso i dieci anni; Charlie Brown, che compare bambino di quattro anni e che a otto si ferma, rifiutandosi di crescere; tutti i Peter Pan, incapaci di maturare, bambini che esprimono da bambini i dubbi e le domande degli adulti. E poi quel fantastico irresistibile dolente sognante e tremendamente simpatico Snoopy, il brachetto (niente più che un cane) convinto di essere un asso dell’aviazione tedesca nella Prima guerra mondiale, impegnato in continue battaglie aeree con il Barone Rosso… E con lui Patty, Violet, Lucy, Fieda, Spike, Belle, Lila… Tutti lì in primo piano, senza avere alle spalle adulti preoccupati del loro avvenire… Erano semplicemente personaggi di una striscia in cui apparivano tra casette di una generica periferia di una generica piccola città, per dire che esistevano e che esistendo avevano il diritto di spiegare ai grandi il mondo che avrebbero voluto abitare. Disegnatore di quella striscia era il mitico Schultz, tanto mitico da mettere in testamento che la striscia finiva con lui e che dunque nessuno poteva continuarla a suo nome, un vero poeta del tempo e forse anche dell’inganno racchiuso nel voler rimanere sempre e comunque bambini. “Se poesia vuol dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose – scrisse Umberto Eco salutando la sua partenza verso l’infinito cielo -, allora Schulz è un poeta”.

E poeti sono coloro che oggi, nonostante il progredire della tecnica, l’espandersi di app che vogliono far apparire reale ciò che è irreale e il prevalere della tecnologia applicata ai sogni, si commuovono all’idea che Santa Lucia possa tornare per rallegrare questo tempo afflitto da paure e miserie senza fine. Invece domani, di nuovo, la santa tornerà a bussare alle porte delle case in cui bambini veri e bambini adulti sperano giorni pieni di felicità. Così domani nella notte che precede la sua festa, la santa dei bambini-bambini e dei bambini-adulti, con il suo asinello bello e intelligente (tocca a lui infatti guidare la santa accecata tra i mille e mille indirizzi indicati come sede delle attese) passeranno sopra case e palazzi, ville e baracche, ponti e pertugi nascosti, su tutto l’umano che il cielo ricopre, lasciando piccoli e grandi doni, illudendo gli adulti (rendendoli cioè convinti che basta un giocattolo per compensare tutti gli affetti negati) e regalando ai bambini, almeno a quelli accarezzati dalla scia di stelle lasciata dalla santa, sorrisi e felicità. Però, si sa, non sempre la scia di stelle, anche se lasciata da una santa buona e generosa come Lucia, o dai vari Santi, Babbi, Gesù e Befane che verranno, è equanime, cioè di tutti e per tutti. Quindi, di sicuro, Santa Lucia che porta i doni non la vedranno i quei bimbi che le mani dei guerrafondai hanno proditoriamente consegnato alla morte.

Eppure, nonostante tutto, fra poco è santa Lucia, la festa dei doni che arrivano sulle ali del sogno, che regala emozioni gioiose ai bimbi e stupore agli adulti. Per chi non lo sapesse o l’avesse dimenticato, questa è la festa che una volta rendeva soddisfatti, in diversa misura ma con pari intensità, ricchi e poveri e che adesso riesce ancora, ma non obbligatoriamente e neppure facilmente, a mettere qualche sorriso accanto ai tanti, troppi, spropositati e inopportuni mugugni di cui il nostro vivere è zeppo. Eh sì, amici lettori, il mugugno incombe, domina, genera paure, semina barbarie e trasforma i vecchi Attila in probanti invincibili condottieri. Però, essendo assolutamente insopportabile – addirittura “idiota ed incivile”, come direbbero gli intellettuali – assistere al rotolamento delle pietre che circondano il nostro quotidiano senza tentare di fermarle e senza profferire mugugno, faccio mio quello che ieri ho sentito dire in piazza e lo scrivo: “Smettiamola di stare a guardare lo sfascio in corso come se fossimo spettatori muti”. Insomma, fermiamo gli incivili e proclamiamo vincente la “civiltà della pace”. Se crediamo di non averla a disposizione, chiediamola a santa Lucia. Sono sicuro che sarà felice di portarla a casa di ciascun richiedente.

Intanto, sempre ieri, una mamma mi ha regalato una preghiera,dedicata ai bimbi morti a causa della guerra, della fame, delle malattie, dell’incuria dei cosiddetti grandi, pregandomi di accoglierla tra le righe del “domenicale”. Dice la preghiera: “Possa il cielo accogliervi più e meglio di quanto abbiamo fatto noi, la luce illuminare i vostri passi e rischiarare la vostra voce, il vostro sorriso contagiare gli angeli, la vostra innocenza risollevarci dal baratro in cui siamo caduti, la vostra morte impedire che altri come voi abbiano a subire violenza, la vostra beata innocenza inondare i nostri cuori fino a renderli capaci di accogliere ogni vita, qualsiasi speranza, tutti i sogni che passano nella mente dei bimbi. Possa il vostro sacrificio restituire alle vostre mamme briciole di pace”. Grazie, sconosciuta mamma, di aver pensato al “domenicale”, che è mio ma anche nostro e vostro!

LUCIANO COSTA

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