Delirio per una cantante (o un cantante) che irrompe negli stadi e mostra quel che possiede (corpo e voce) amplificandolo con tutto lo scibile e la potenza della tecnologia; visibilio per una ragazza (o un ragazzo) che prende a racchettate una pallina guadagnando soldoni e simpatie, dimostrando che anche senza essere “dive” (nel senso di belle sinuose ammaglianti eleganti, ecc. ecc…) ma solo cocciute e testarde nell’allenamento-pratica-studio-prova-riprova-lacrime e passione, si possono raggiungere traguardi prestigiosi se non anche mirabolanti; frenesia per un cialtrone che libero e giocondo se ne va per il mondo a menar vanto di qualcosa che non possiede, nulla più che buon senso e rispetto per ciò che al momento rappresenta (presidente di turno dell’Unione Europea, mica di una bocciofila o un tiro a segno); ammirazione spropositata per quel riccastro (ieri diventato bersaglio di un perfetto idiota in cerca di chissà quale giustizia sommaria) che vuole fortissimamente vuole tornare da dove è già stato cacciato (dalla Presidenza degli USA, mica da un qualsiasi circolino); giustificazione benevola (al limite della follia) per quel novello dittatore autoproclamatosi zar di tutte le (sue) russie, che se ne frega di leggi e leggine e le spara ogni giorno più violente e orrende (le bombe e i missili, mica le barzellette o le fanfaronate); solidarietà (però altalenante tra il massimo, il medio e il minimo) per quell’Ucraino che all’aggressore russo oppone l’incrollabile visione di libertà e democrazia sua e del suo popolo; perplessità mischiata a ritrosia per ciò che di violento (poco importa se risposta a violenza orrendamente inflittagli da violenti terroristi che si son fatti e si fanno scudo di innocenti ostaggi) anima la risposta israeliana; ludibrio (ovvero: beffa scherno derisione disprezzo) per chi invoca Pace (senza aggettivi qualificativi, perché non esiste pace giusta se è turbata da interessi e appetiti dittatoriali) al posto della guerra e per chi sceglie la mitezza per onorare libertà verità e democrazia, le vere “ragioni della politica”, che per questo meritano d’essere gridate al mondo intero; sopportazione per il vecchio Joe, presidente in bilico di un’America stralunata, irascibile, votata al peggio più che al… (fate voi, che ogni ipotesi è plausibile), che di anni se ne porta tanti sulle spalle e che sebbene si ostini a considerarli piume e non sassi, pesano e come pesano; accondiscendenza (anche docilità benevolenza bonarietà) per chi grida forte i suoi diritti (di rappresentanza, di titolo, di presenza in alto, al comando) e tace fortissimamente su quelli di altri sconosciuti seppure figli della medesima terra; comprensione per chi nell’Europa Unita si sente politicamente accantonato pur vantando consistenti manciate di voti politicamente ricevuti; impeto speranzoso per il campionato di calcio che verrà…
Poi, invece, indifferenza apatia disinteresse insensibilità impassibilità freddezza imperturbabilità noncuranza… (salvo rarissime eccezioni) per tutto il resto (o quasi tutto il resto), vale a dire: studio, lettura, approfondimento, ragionamento, dialogo, confronto, famiglia, religione, essere, divenire, vita, morte, politica, impegno (civile, sociale, umanitario finalizzato al conseguimento del “bene comune”)… Poi, magari, anche qualcosa di trascendente, che vive e si manifesta grazie alla fede, non certamente grazie a sermoni o proclami…
Basta e avanza per invocare perdonanza (innanzitutto per chi scrive domenicali infarcendoli di se, ma, invocazioni, perorazioni, ipotesi, distinguo, sottintesi e… buone intenzioni) e poi, soprattutto, silenzio, silenzio, silenzio… In verità, non so esattamente cosa significa perdonare, cioè, come s scrive l’esperto, “se il perdono sia relato e commisurato o meno alla colpa da perdonarsi; se debba essere concesso a certe condizioni oppure sia, per sua natura, incondizionato; se modifichi il passato oppure soltanto il futuro di chi lo chiede come di chi lo “offre”; se sia lecito, e fino a che punto, rifiutare il perdono; e se sia altrettanto lecito proiettare sugli affari umani una logica perdonista (in fondo divina), che il mondo occidentale ha ereditato dalla Bibbia e che la saggezza greca ignorava. Insomma, del perdono si può e si deve discutere perché si tratta di una nozione e di una prassi tanto centrali nelle nostre esistenze, sociali prima ancora che religiose, quanto poco pensate e ragionate, con la conseguenza di usare il termine che le esprime spesso a sproposito o con eccessiva superficialità”. Invece, suppongo di sapere cosa significhi il silenzio, quel silenzio orientato all’ascolto e alla riflessione. A suffragio della mia supponenza giunge notizia che la piccola chiesa del convento cappuccino di Avezzano (provincia dell’Aquila, in Abruzzo, cuore geografico dell’Italia) è diventata primo santuario al mondo dedicato alla Vergine del Silenzio – Madonna dai mille volti, sicuramente Madonna benedetta e benvenuta – voluto da papa Francesco, sostenitore del silenzio come medicina e via propizia verso il Cielo, che nella bolla per l’indizione dell’Anno Santo 2025, sottolineando che sulla strada della ricerca del «senso della vita» il pellegrinaggio a piedi favorisce «la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità», invita a farne tesoro soprattutto adesso, in questi giorni che hanno e avrebbero bisogno di profondo silenzio, perché “solo nel silenzio riusciamo a non nasconderci le domande che contano, a far emergere quel senso di precarietà che ci rende tipicamente umani; solo nel silenzio possiamo ascoltare il nostro cuore e il cuore di chi ci sta accanto, dare risposte, individuare strade di condivisione e di speranza…”.
Allora, di fronte agli orrori della cronaca, mi piace pensare alla Madonna del Silenzio, che invita al Silenzio (e poco importa se sia espressione di religiosità per niente amica della laicità dominante) “perché possiamo finalmente ascoltare chi accanto o in prossimità chiede attenzione alle sue miserie e ai suoi perché; per dirci quel che ci è chiaro, ma non vogliamo sentire…”. Non so chi sia questa Madonna silenziosa, però mi piace e perciò oso pensarla portatrice e dispensatrice di nuova Speranza, quella che secondo Charles Péguy (scrittore, poeta e saggista francese approdato al cattolicesimo dal socialismo) è «bambina che traverserà i mondi» forse «insignificante» ma «immortale», forse «da nulla» ma «irriducibile», forse «fiamma tremante» che però «squarcerà le tenebre» e diverrà virtù che «stupisce», una forza che «non delude»… Mai come oggi, in questo crescendo di orrori ed errori, sento (ma spero di non essere solo) il bisogno di rinnovata Speranza, che nel Silenzio si faccia strada e giunga per gridare al mondo: “Svegliati, è tempo di andare a seminare pace e concordia…”.
Illusione? Forse, o forse anticamera di nuove prospettive. Chissà…
LUCIANO COSTA