Piccola tornata elettorale (più o meno un quarto d’Italia coinvolta) quella consumata domenica scorsa e che già si avvia a completare il quadro, fra dieci giorni, con il ballottaggio dove al primo turno nessuno aveva raggiunto la richiesta maggioranza), ma grande sforzo di analisi e di riflessione sui voti (perché? da dove vengono? come si sono orientati gli elettori? chi li ha spinti a questo oppure a quel voto?) per tentare almeno di capire gli umori degli elettori. Uno studio pubblicato l’altro ieri, per esempio, riflette sulle scelte elettorali dei cattolici, forse un popolo dimenticato o sottovalutato, ma comunque forza non indifferente operante nella società. Secondo i ricercatori, la sensazione è che nelle grandi città, come ha scritto Marco Iasevoli, “i laici credenti abbiano messo in campo una presenza più diffusa e, soprattutto, più organizzata”. Emerge un segno nuovo, si fa strada una volontà di impegno più esplicita, che dei primi frutti li ha dati – e per frutto in politica si intendono, pragmaticamente, gli eletti – e altri promette di darne. “Ma che – aggiunge il notista – ha anche evidenziato nodi e problemi irrisolti, soprattutto quel rapporto complesso tra teoria e pratica, tra principi e raccolta del consenso”.
I modelli elettorali ricorrenti sono due: liste autonome con una propria identità che partecipano a coalizioni larghe; gruppi e reti che con “candidati di bandiera” provano a farsi spazio dentro la vita dei partiti. Due modelli che coesistono e che probabilmente resteranno in piedi anche quando scenderanno in campo altre sigle. Per esempio, quella oggi assente, ma pronta a far sentire la sua voce, che si chiama “Insieme” e che si propone come rete nazionale di ispirazione cristiana, la cui forza, se tale sarà, potrà dimostrarla quando, probabilmente nel 2023, si voterà per il rinnovo del Parlamento.
Nell’attesa, largo alle riflessioni che riguardano il locale. Sulla strada delle liste autonome, con proprio simbolo e identità, fa un passo avanti nel percorso di crescita la lista “Per le persone e la comunità”, rete campana degli ex responsabili di Azione cattolica, che ha esordito alle Regionali incassando 26.500 voti, si è presentata a Napoli incassando 6mila preferenze in città e circa 7.500 nelle Municipalità.
A Roma il risultato di “Demos”, rete in cui confluisce l’anima “politica” della Comunità di Sant’Egidio, è ancora legato all’esito del ballottaggio. A Napoli “Demos” ha seminato tanto ma raccolto poco; a Novara ha contribuito a far eleggere un consigliere di opposizione; a Torino aspetta l’esito del ballottaggio per sapere se potrà avere un seggio; a Milano, dove è stato riconfermato il sindaco uscente, c’è la possibilità che un rappresentante di “Demos” possa far parte della nuova giunta.
Non ha ottenuto quel che sperava il gruppo “Popolo della famiglia”, da sempre sulle barricate e in cerca di visibilità ma non ancora considerato, forse per il tanto di integralismo che ancora lo contraddistingue, riferimento di impegno cristiano nella società. Al “Popolo della famiglia” Roma ha riservato magre soddisfazioni; a Torino non ha trovato voti sufficienti ad entrare in consiglio comunale; a Napoli, dove ha appoggiato una lista collegata, si consola vantando un consigliere.
Sul fronte dei candidati nei partiti tradizionali provenienti dal mondo cattolico, le esperienze positive sono riscontrabili a Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo, per esempio, un candidato dichiaratamente cattolico, è stato eletto nella lista del sindaco Sala e altri tre, esponenti dell’associazionismo cattolico, sono stati eletti nella lista Pd. Sempre a Milano, versante centrodestra, i cattolici hanno trovato spazio collocando in Consiglio Comunale due esponenti c cresciuti in “Comunione e Liberazione”.
Più in generale, dice lo studio, l’apporto dei cattolici alle elezioni è stato determinante laddove è riuscito a porre in evidenza la solidarietà e l’idea di servizio come risposta a populismo e sovranismo. Un piccolo segno che però, dicono gli esperti apre le porte a grandi prospettive.
L. C.