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Il giorno dopo la crisi…

La crisi resta, ma per ora è come se non ci sia. Conte il suo Governo camminano sul filo teso dal balcone alla piazza e come gli equilibristi sperano soltanto di non farsi male. La sintesi della verifica – durata due giorni – è racchiusa nel risultato: striminzito e asfittico. ma pur sempre specchio fedele del Parlamento che io, tu, noi e voi, tutti insieme, abbiano votato. Adesso “scongiurato il peggio / restano gli incollati al seggio, / quelli che ci stanno/ e quelli che accettando il danno / avanzano il pretesto / di misurare il contesto / in cui far procedere / senza troppo eccedere / prebende e incarichi / come se fossero pacchi; / pacchi che erano dono / e che tali rimasti sono”.

I titoli dei giornali di oggi, che ovviamente tralasciano rime e menestrelli, sono impietosi. Dicono: Governo piccolo, piccolo (la Repubblica); Maggioranza risicata (Avvenire); Mancano le idee, non i numeri (il Foglio); Fiducia ma… (Corriere della Sera); Così non governa (La Stampa); Arriva a 156… (Il sole 24 Ore); Sabbie mobili (il Manifesto); Per un soffio (il Fatto Quotidiano); Una crisi del cavolo (Libero). Oltre i titoli i commenti, sui quali è il caso di sorvolare, in attesa di tempi migliori. Però, visto il titolo dato alla crisi dal quotidiano “La Provincia di Cremona” (CONTESTATO, scritto in maiuscolo, con il tondo in un colore e il corsivo in un altro), un premio per l’azzeccata sintesi io vado ad assegnarglielo.

Se interessa, aspettando ieri il risultato del voto al Senato ho riletto un messaggio ricevuto lunedì, che alla sera del martedì e alle prime ore del mercoledì, cioè oggi, oltre che profetico restava attualissimo. Partendo dal pensiero del filosofo John Stuart Mill (“Colui che su una questione conosce solo il proprio punto di vista, ne sa poco di essa”, diceva) e arrivando a quello di Cicerone (per il quale era preminente “studiare sempre le ragioni del suo avversario con pari se non con maggiore attenzione delle proprie”), il messaggio mi suggeriva di ascoltare “gli argomenti e le confutazioni degli avversari”, ancor più “se esposti dai propri insegnanti”, perché “bisogna poterli ascoltare dalla bocca di coloro che credono davvero in essi, che li difendono sul serio, facendo per essi tutto quello che è nelle loro possibilità; bisogna conoscerli nella loro forma più plausibile e persuasiva; è necessario sentire tutto il peso della difficoltà che il vero punto di vista sulla questione deve affrontare e rimuovere, altrimenti non si entrerà mai realmente in possesso di quella parte di verità che emerge dall’incontro e dal superamento delle difficoltà”. Secondo il messaggio, Mill “era del parere che diversamente sarebbe stato difficile non solo entrare nella prospettiva di chi la pensa diversamente da noi, ma anche comprendere come tra due posizioni, entrambe apparentemente forti, sia possibile preferirne una”.

Ieri, al termine di due giorni estenuanti, non ho saputo individuare due posizioni definite e tra queste sceglierne una.

Colpa mia, soltanto mia.

O qualcuno mi ha fatto o vuole farmi compagnia?

LUCIANO COSTA

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