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Il Senato approva: tutto a posto? Forse…

Tutto a posto – dibattito esaurito, voto espletato, applausi e silenzi, abbracci e parole di volta in volta pensate o buttate a caso interessate solo a laudare la Premier o a sottolineare la sua pochezza –niente in ordine – politica vantata ma strapazzata, promesse inanellate, faremo e diremo in gran quantità, colpe altrui e meriti di chi è arrivato fin lì, un Paese da rimettere in sesto e noi siamo qui per questo, pace giusta da cercare, amicizie occidentali da confermare, liberi tutti di non aver fiducia nelle cure anti Covid e nemmeno in quell’altre vigenti in fatti di danaro contante, pensioni, lavoro da sostenere, bollette, gas, benzine, sostegni, redditi di cittadinanza con (adesso) assai poche virtù civili da esibire, ecc. ecc. – tutto secondo le previsioni: il Senato della Repubblica ha approvato la fiducia richiesta. “Adesso tutti al lavoro – ha detto Giorgia Meloni, il o la Presidente del Consiglio finalmente nel pieno delle sue funzioni – e giudicateci nel merito…”. Gran furba e plateale dichiarazione, bella e però poco rispondente ai fatti che già annunciavano, appena fuori e poco distanti dal Senato, il volto del nuovo uovo inaugurato, guarda caso, dai migranti, pallino fisso di un ministro che è anche vice della Premier. Del tipo: porti chiusi alle navi di soccorso profughi gestite dalle ong e battenti bandiera straniera, regole severe per chiunque s’azzardi ad avvicinarsi portando disperati salvati in mare e destinati, se lasciati senza l’aiuto obbligatorio previsto dal Diritto Internazionale Marittimo, a soccombere tra le onde. In più, ecco l’uso eccessivo della forza pubblica di fronte alla manifestazione degli studenti dell’Università, ecco la promessa di costruzione di nuove (molte) carceri… E’ l’inizio del nuovo corso o solo un folle tentativo di rivincita di chi, proprio sulle navi cariche di profughi respinte o messe in attesa, è ancora sotto processo?

Le prime avvisaglie sono chiare: mentre 2 navi umanitarie incrociavano al largo della Libia, con a bordo centinaia di migranti soccorsi in mare, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture leghista Matteo Salvini si è fatto sentire, assicurando i suoi e dichiarando esplicitamente: “Torneremo a far rispettare i confini”. A seguire il ministero degli Affari esteri ha inviato due note verbali alle due ambasciate degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania), rilevando che le condotte delle due navi Ocean Viking e della Humanity 1, attualmente in navigazione nel Mediterraneo, non sono “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Subito appresso, il neo-ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (prefetto e ministro tecnico, ma in quota leghista, già capo di gabinetto di Salvini, quando questi guidava il Viminale) ha tradotto quell’altolà in una direttiva che, nella sostanza, sembra rispecchiare un analogo atto emanato nel marzo del 2019 proprio dall’allora titolare del Viminale, Salvini appunto. Il quale, ieri, s’è premurato di diffondere una nota per complimentarsi con il suo sodale: “Bene l’intervento del ministro dell’Interno a proposito di due ong: come promesso, questo governo intende far rispettare regole e confini”.

Nella direttiva emanata dal Ministro dell’Interno in qualità di autorità nazionale di pubblica sicurezza e inviata ai vertici delle forze di polizia e delle capitanerie di porto, è chiesto ai competenti uffici di “monitorare la situazione e i movimenti delle due imbarcazioni, le cui condotte (sulla base dell’articolo 19 della Convenzione internazionale delle Nazioni unite sul diritto del mare) saranno valutate ai fini dell’adozione da parte del titolare del Viminale del divieto di ingresso nelle acque territoriali”. Ma, quali ragioni ha tale divieto? Fonti del Viminale argomentano che “le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar” (la zona di mare internazionale in cui si effettuano le ricerche e il soccorso), “senza ricevere indicazioni dalle Autorità statali responsabili di quell’area Sar, ovvero Libia e Malta, che sono state informate solo a operazioni avvenute”. Inoltre, secondo il dicastero dell’Interno, anche l’Italia è stata “informata solo a operazioni effettuate”.

Sempre secondo la im provvista e reiterata direttiva “il passaggio delle navi ong nelle acque territoriali italiane potrebbe essere considerato “pregiudizievole per la pace, il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero”. In base alla Convenzione, “le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale”. Ed il passaggio è inoffensivo “fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero”. Queste ultime condizioni si verificano se la nave in questione è impegnata in alcune attività, tra cui: “Il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”.

La risposta delle ong non s’è fatta attendere. Dicono: “A oggi non abbiamo ricevuto alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane. Quindi, come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà”. Lo ha dichiarato Sos Humanity, la ong tedesca che gestisce la nave Humanity One, al momento in acque ad est di Malta con a bordo 180 persone soccorse. Insieme alla Ocean Viking, è una delle due navi che, secondo la direttiva del ministro dell’Interno starebbero assumendo condotte non “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”.

Tutto normale? Dubito. Come dubito sia corretto stravolgere il Diritto Internazionale Marittimo per adeguarlo alle proprie convinzioni ed esigenze elettorali; come dubito sia giusto prendersela con disperati in cerca di futuro e appena salvati da morte certa; come dubito sia accettabile e giustificato richiamarsi ai valori cristiani – proprio quelli testimoniati da papa Francesco, citato e lodato e ringraziato in corso di dibattito – e poi agire come se niente fosse e nullo il valore dell’amore dovuto al prossimo, qualunque esso sia. Dubito, dunque sono…

LUCIANO COSTA  

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