La crisi incalza, anzi avanza; il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca… Vuol dire che, più o meno, siamo in brache di tela, immersi in un groviglio di parole che di impedisce agli uni e agli altri di comprendersi, stupiti e preoccupati ma soprattutto propensi a scaricare le colpe sul primo che s’azzarda a non essere d’accordo. Il primo nodo del contendere è racchiuso nei miliardi, targati Recovery plan, che l’Europa ha messo a disposizione per combattere la pandemia e, soprattutto, nel modo di spenderli: con chi, come, dove, quando e perché… Il secondo nodo riguarda gli altri miliardi, questa volta avvolti nel marchio Mes, che ci sono ma che quei capricciosi del M5S ideologicamente rifiutano. Il terzo nodo e tutti i nodi che via via piacerà aggiungere sono niente altro che ingranaggi di un gioco che incomincia con il palleggiamento del barile contenente le colpe, prosegue con lo spargimento di qualunque voce-notizia-sussurro-pettegolezzo utile per deturpare l’altrui immagine e si conclude con la conta delle macerie provocate dalla contesa…
Quella che oggi si staglia nelle pagine dei quotidiani e sugli schermi televisivi è un’Italia spaccata e frammentata: da una parte la sparuta schiera di coloro che dicono “ha ragione Renzi”, dall’altra tutti gli altri; di qui quelli che non hanno la febbre, di là tutti quelli che invece ce l’hanno; sopra i tanti o pochi che credono nell’utopia evangelica della fratellanza, sotto la distesa di coloro ai quali la fratellanza va sempre di traverso; a ovest i politicamente corretti, a est gli scorretti; a nord gli ideologicamente fissati, a sud quelli che al posto dell’ideologia mettono le buone ragioni della politica; vicino albergano gli opportunisti e i furbetti del tanto peggio tanto meglio, lontano, ma molto lontano, stanno i portatori di buone nuove…
Eugenio Fatigante, opinionista di “Avvenire”, scrive che “la somma di errori e debolezze non fa mai una forza, che questa la fa solo la somma di responsabilità. Accade nella vita come nella politica che, al pari, è fatta da uomini e donne in carne e ossa, con le loro aspirazioni e le loro personalità”. Dentro la crisi aperta ieri e non ancora formalizzata visto che Giuseppe Conte è tuttora in carica, “al di là dell’assurdità di capitare nel pieno di una catastrofe sanitaria globale e con l’epidemia di nuovo in espansione” c’è il peso delle incomprensioni che si trascinano fin da quando, forse per necessità o forse per comodità, dibattito e confronto politico sono finiti nel dimenticatoio.
“Sull’incerta base di partenza – aggiunge Fatigante – si è poi innestato anche un complesso gioco di personalità. A partire da Renzi che, propostosi e raccontato come iniziale Cupido dei ‘giallo-rossi’, si è rapidamente proposto come terzo incomodo in un accordo di coalizione sostanzialmente a due (M5s-Pd) che sentiva come un ‘amore rubato’. Il leader di Italia Viva ha la capacità di indicare sovente i nodi giusti (anche quelli non visti da altri), ma nel modo sbagliato. È innegabile, però, che di errori ne ha commessi anche Conte, leader finito apparentemente per caso a Palazzo Chigi”.
Adesso, nel bel mezzo di una tempesta che rischia di espandersi fino ad arrivare alla tornata elettorale, “davanti a leader che in oltre 17 mesi di ‘coabitazione’ sono riusciti solo una volta – il 5 novembre scorso – a riunirsi tutti assieme, vien da chiedersi: quale visione comune, quale capacità di ascolto del Paese e almeno del pezzo di opinione pubblica rappresentato, quale strategia unitaria per lo straordinario Piano europeo che porterà all’Italia la possibilità di investire centinaia di miliardi, possono coltivare persone che non riescono nemmeno a vedersi fra di loro…”. Se era un guaio, ormai il quel “guaio” è combinato.
Renzi dice che «non ci sono pregiudiziali» sul premier in carica, ma pure che ci sono altri nomi… E il capo del governo, “dopo aver incautamente gettato benzina sul fuoco chiudendo le porte a Iv, capito l’errore, ha cercato di rimediare”. Ragion per cui, adesso, il nuovo corso potrebbe incominciare da un “patto di legislatura». Ma, vivaddio, come è possibile scriverlo e poi sposarlo?
Secondo l’opinionista di Avvenire “c’è un quadro sbilenco, così sbilenco che minaccia di crollare, e ci sono – soprattutto – da suturare strappi e ferite con i cittadini che, oppressi dalla pandemia, vivono questi giorni con un senso di nausea. È questo il corto circuito che rischia di minare i fondamentali del nostro essere comunità. La saggezza del presidente Mattarella (lui, sì, vero Responsabile) dovrà accompagnare verso una soluzione sensata. Che stante l’indisponibilità del centrodestra, non potrà essere «istituzionale». Se, dunque, non ci sarà un’intesa politica degna di questo nome, resterebbe solo il ricorso alle elezioni anticipate… Ma, in ogni modo, qualcosa di più coeso può ancora nascere”. Ovviamente, sempre che i contendenti lo vogliano.
LUCIANO COSTA