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Politica o fantapolitica?

Scaduto il tempo concesso al silenzio, più che voglia di parlare c’è voglia di brontolare. Infatti, i contendenti politici non hanno combinato un acca. Si sono riuniti, hanno parlato-discusso-litigato-argomentato e poi di nuovo parlato-discusso-litigato-argomentato senza trovare il bandolo della matassa e, quindi, di nuovo si sono cimentati nello sport a loro più congeniale: darsi vicendevolmente la colpa. Tutto in un clima di confusione e di sospetto, con parole libere di andare ovunque e impegni sorvolati perché tocca ad altri specificare se e come assumerli.

“E così – scrive “Avvenire” con garbo e sottile senso dell’umorismo – mentre Iv fa sapere che M5s pone veti e vuole lo spacchettamento dei ministeri, i 5s rispondono mettendo sotto la porta della sala stampa un bigliettino (metaforico) secondo cui Renzi avrebbe chiesto 4 ministeri. Guerre di posizionamento che però restituiscono il sostanziale stallo del tavolo, mentre i referenti del Pd si aggirano nei corridoi di Montecitorio come peripatetici e si chiedono se davvero gli altri due, ovvero renziani e pentastellati, vogliano chiudere la trattativa”.

Se invece preferite la fantapolitica accontentatevi di sapere che la trama del giorno sarà decisa, e come e quando sarà decisa, non dai grandi temi (Conte o non Conte, Mes e Giustizia, Recovery subito o chissà quando, legge elettorale con o senza preferenze, competenti o incompetenti purché fedelissimi ai loro capi, ecc. ecc.) ma dai mezzucci da dozzina. Tra i quali, evidente e decidente, c’è quello del ricorso immediato alle urne, tanto pericoloso da indurre più di un contendente a interrogarsi sul proprio futuro: a Roma o a casa?

Senza scomodare la filosofia del bisogno, a uno come il Matteo fiorentino non sfugge certo la sostanza che serve per tenere le fila di una brigata in dissolvimento. Di fronte alla possibilità che alcuni – tanti o pochi non ha importanza – se ne vadano a ingrossare le fila di una maggioranza alternativa, troverà modo per dare il via libera, magari turandosi il naso, a un Conte-ter, stabilendo una tregua in grado di reggere almeno fino a luglio, quando iniziando il classico semestre bianco e non andando le cose nel modo voluto qualcuno si sentirà autorizzato a rilanciare l’idea del governo istituzionale.

Nel frattempo, l’ipotesi meno ipotetica e forse più commestibile, è quella che vede il M5s avvinghiato al suo perentorio “no” al Mes (però con uno spiraglio aperto alla riscrittura del Recovery con l’inclusione di un considerevole aumento dei soldi per la Sanità), ma disponibile a lasciar andare per nuovi lidi la Giustizia. Quanto altre riforme, si vedrà.

Oggi ne sapremo di più. Infatti, oggi è il giorno del «si» o del «no» da parte di tutti a un Conte-ter politico che vedrebbe solo ministri scelti dalle prime file dei partiti. Però, ancora adesso, resta da capire cosa intende fare il principale attore della commedia, quel Giuseppe Conte che sebbene fin qui abbia fatto parlare le veline, ha sicuramente qualcosa da dire-obiettare-precisare-disbrigare-argomentare… O no?

LUCIANO COSTA

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