In attesa che si concludano le “salite al colle” con le conseguenti chiacchiere che in teoria dovrebbero spiegare e che invece ingarbugliano vieppiù la situazione, tutto resta sospeso, affidato cioè al buon senso (che non si vede) ma soprattutto al tornaconto di voti (ipotizzabile) e alla cacciata dei reprobi (in corso) o del reprobo (evidente e insistita) dal palazzo, però con la vaga possibilità di essere riammessi o riammesso sulla base di pentimento o delazione…
In siffatto quadro di riferimento, almeno secondo gli esperti, si aprono almeno quattro scenari, ognuno praticabile, ma anche impraticabile. Se si volesse dar credito alle ipotesi, ammesso che “ogni crisi possa essere un’opportunità piuttosto che un pericolo”, è davvero complicato immaginare chi e come possa vincere la partita. In più, essendo già difficile orientarsi tra le mille dichiarazioni scandite con determinazione sulla scena e le altrettante manovre (non di rado di segno opposto) tentate con altrettanta determinazione dietro le quinte, azzardare previsioni su come andrà a finire è quanto meno fuor di luogo, soprattutto perché, come dicono i saggi “il sentiero è stretto e mal segnalato”.
Ciò non toglie che non si possa comunque incominciare l’avventura. “Avvenire”, il quotidiano dei cattolici, in questo momento il più riflessivo e maggiormente propenso a credere che alla fine prevalga il buon senso, di sentieri percorribili ne ha elencato quattro. Eccoli:
1) Il primo coincide con la scelta dei partiti della maggioranza giallo-rossa ormai “zoppa”, almeno in questa fase iniziale: M5s, Pd e Leu hanno infatti deciso di fare al presidente della Repubblica ancora il nome di Giuseppe Conte. Si tratterebbe di provare a mettere insieme un governo Conte 3, quindi, ma resta il problema non secondario dei numeri che, allo stato, al Senato non ci sono. Non sono bastati infatti gli appelli del premier ai «volenterosi» di cultura popolare, liberale e socialista a costruire una quarta gamba della maggioranza in grado di sostituire l’apporto di Italia Viva o, quanto meno, di renderlo non indispensabile. Ma se nel frattempo arrivassero fondate rassicurazioni da quel fronte, è possibile che il capo dello Stato si convinca a dare l’incarico, magari esplorativo, al presidente del Consiglio dimissionario.
2) Tuttavia, se gli sforzi di Conte non dovessero avere successo, M5s, Pd e Leu potrebbero passare a un “piano B”: anziché Conte con una nuova maggioranza, la stessa maggioranza di prima con un nuovo premier, che potrebbe essere un esponente 5 stelle (primo partito per consensi alle ultime elezioni politiche, quelle del 2018) oppure una personalità “terza” ma gradita a tutti, renziani compresi. Che a quel punto, malgrado tutti i “mai più insieme” ascoltati in questi giorni, potrebbero rapidamente rientrare, rendendo non inutile ma superflua la faticosa operazione di reclutamento di “puntelli” senatoriali.
3) La terza ipotesi sarebbe quella di un esecutivo di larghe intese, con dentro anche Forza Italia e altre sigle minori del centrodestra, guidato da un nome che possa essere garanzia, in Italia e in Europa, per la preparazione e l’esecuzione del Next Generation Eu. Al momento, però, le difficoltà che lastricano questo percorso appaiono maggiori rispetto a quelle degli altri due.
4) L’ultima spiaggia, che tutti o quasi reputano improbabile, è il ricorso al voto anticipato. Improbabile, ma non impossibile.
Nell’attesa, l’unica certezza, è che non c’è più tempo da perdere.
L. C.