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Riscoprire il valore della solidarietà

Fra due settimane si vota, ma quanti sanno chi, che cosa e perché concedere il loro voto a questo o a quello? Si sa che Tizio dice e che Caio disdice, che Sempronio va a caccia di farfalle e che Vattelapesca rimirando va il panorama fin che non muore il giorno… Un po’ poco per farsi un’idea di quel che i partiti stanno facendo bollire nelle rispettive pentole. Però, qualche profumo in libera uscita dalle cucine allestite dai politicanti lascia intendere che se va come ciascun contendente sogna – vale a dire vincere, conquistare, sbaragliare, scomporre e così sbriciolare i vecchi riti per proporne di nuovi, per altro uguali e identici a quelli che lor signori vorrebbero rottamare -, se andrà in quel modo, dicevo, ci sarà pappa per tanti, di sicuro non per tutti.

Ovviamente, il presupposto per fornire la pappa è che la terra, così amata, ma poi sistematicamente odiata, offesa, sciupata e mai collocata tra le priorità da salvaguardare. Da comizi, tavole rotonde, incontri, dibattiti, dialoghi, apparizioni, interviste e chiacchiere, momenti essenziali di qualunque campagna elettorale, non emerge neppure una parola sulle riforme per contrastare lo scempio della natura, che sta portando con sé anche lo scempio dell’economia e della società. I candidati, quelli famosi e anche quelli soltanto fumosi girano intorno, parlano sempre e soltanto di chi sta con chi e contro chi, come se la politica fosse soprattutto questo, mentre invece la politica è tutt’altro. Per esempio, è ricerca del bene comune, è servizio alle persone, è dialogo sincero, confronto coraggioso, virtù da condividere… Insomma, è un bene da fare bene… Quindi, la politica vera è quella che affronta le grandi emergenze, due delle quali, che riguardano il degrado ecologico e l’ingiustizia sociale, viaggiano insieme e non sono più rimandabili.  Lo dicono in tanti, ma più di tutti lo grida Francesco, il papa: “L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme… Non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale… Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale…”, che si chiama disuguaglianza e che non conosce confini.

La denuncia di questo scandalo e le proposte politiche per contrastarlo, però, sono assenti dalla campagna elettorale. Tutti sanno ma pochi dicono che la crescente sperequazione delle ricchezze è deleteria non solo per il benessere delle persone, ma anche per l’economia e per la società; è noto ed evidente che gli enormi consumi individuali di pochi e l’indigenza di molti crescono di pari passo; è evidente che si dovrebbe operare un trasferimento di ricchezza dall’alto verso il basso…, che si dovrebbe far posto alla solidarietà… Temi fondamentali, ma sottaciuti, nascosti, sussurrati piuttosto che gridati. Qualcuno ha forse udito nella campagna elettorale in svolgimento un minimo accenno allo scandalo della povertà e della diseguaglianza? Qualcuno ha visto questo o quel politico impegnarsi a offrire risposte concrete agli ultimi, ai poveri, ai disperati? Certo, lor signori parlano di “reddito di cittadinanza” e di “salario minimo” vantandone i meriti e i demeriti (nell’uno e nell’altro caso ci sono e si vedono), ma evitano di dire che entrambi i provvedimenti dovrebbero iscriversi in una politica di riequilibrio sociale di lungo termine. Il che significa pensare una riforma fiscale di ampio respiro, capace di riequilibrare la distribuzione delle ricchezze e porre fine alla vergogna della povertà di massa in una società straricca.

Si parla molto della guerra all’Ucraina, dei fenomeni meteorologici (canicola, incendi di foreste, siccità, tempeste, alluvioni, frane, scioglimento dei ghiacciai), della scuola che ricomincia, del lavoro che manca, dell’inflazione che avanza inesorabile, dei risparmi che si assottigliano, dei negozi che chiudono, degli artigiani che non sanno più come aggiustare i bilanci, del prezzo folle del gas, del petrolio che costa poco ma rende moltissimo (infatti gasolio e benzina non accennano a diminuire), dei migranti che arrivano (sic) senza preavviso, dei furbi che fuggono dalla responsabilità di essere cittadini, del sistema industriale che non regge, di libertà negate, di democrazia in bilico, di ritorno al fascio…. Non si parla mai di solidarietà da esercitare e da usare come antidoto alla disperazione di tanti.

“Mettete in agenda la solidarietà” è l’appello lanciato dal Forum del Terzo settore alle forze politiche in vista delle elezioni politiche. In un documento in sei punti il Forum declina le priorità per il Paese e riafferma che “il Terzo settore è pioniere di innovazione, di un modello diverso di economia e di relazioni sociali”, un modello in cui “la solidarietà non deve essere solo una richiesta e un bisogno, ma invece una leva del processo di cambiamento e di sviluppo”.

Il documento presentato ai partiti che chiedono voti e riconoscimento sottolinea l’aggravarsi delle disuguaglianze in Italia e rileva come solo lo 0,7% del Pil sia investito nei servizi sociali territoriali (la media Ue è al 2,5%) e appena lo 0,28% in cooperazione allo sviluppo mentre si prevede di aumentare al 2% la spesa militare. Se il Paese non cambierà strada “subirà gli aspetti negativi dei processi economici globali e dello stravolgimento socio-ambientale che ne comprometterà le prospettive future”. Serve pertanto un nuovo modello che ha come chiave di volta una sussidiarietà più trasversale e diffusa, dove il terzo settore lavori in condivisione con il pubblico e non in sua sostituzione, con una nuova governance di intervento nel sociale che abbia l’obiettivo di dare risposte più puntuali ai bisogni dei cittadini e capace di di sviluppare nuova occupazione incentrata su “innovazione, cultura, prevenzione ambientale e cura della persona”.

Sono sei le direttrici di lavoro indicate dal Forum al mondo politico. Innanzitutto il contrasto delle povertà e delle disuguaglianze, che passa da una riforma che rafforzi il reddito di cittadinanza, dal sostegno dei salari e di un’occupazione non precaria. Quel che serve è una Economia Sociale, che significa Benessere equo e sostenibile e giusta transizione ecologica e digitale. Poi, un sistema assistenziale-sociale che assicuri davvero il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni sociali; la promozione della pace in una Europa del dialogo e dell’accoglienza (l’Europa deve recuperare il proprio ruolo e i propri valori, puntando sulla pace, la diplomazia e il multilateralismo, con l’obiettivo di un immediato cessate il fuoco in Ucraina); occorre promuovere cittadinanza e partecipazione», anche attraverso una legge per i minori di origine straniera, con l’impegno costante verso l’integrazione dei cittadini. Infine, ultimo punto, la necessità di assicurare un maggiore investimento nel Terzo settore con una spinta all’amministrazione condivisa e alla co-progettazione dei servizi, rafforzando nel contempo le competenze nelle pubbliche amministrazioni.

E’ questione di solidarietà da inventare e da condividere. Ma, i politici che chiedono voti per conquistare potere, sanno che cosa significa fare-inventare-condividere la solidarietà?

LUCIANO COSTA

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